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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/427

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della navicella, dei cespugli di rose sbocciato nel fogliame dorato; era per lui che si chinavano gli Amorini, folleggianti in ridda sui tralci d’argento, con risa da monelli amorosi; e a’ suoi piedi, il Fauno scopriva per lui il sonno della ninfa spossata di voluttà, rivelando quella figurina della notte, copiata dal nudo omai celebre di Nana, fin nelle coscie troppo sviluppate, che la facevano riconoscere da tutti. (tettato là come un ceneio umano, guasto e infradicito da sessant’anni

di dissolutezza, ei metteva un angolo di carnaio nella gloria,

delle forme sfolgoranti della donna.

Quand’ebbe visto la porta aprirsi, si rizzò, preso dal terrore d’un vecchio acciacoso: quell’ultima notte d’amore lo colpiva d’ imbecillaggine, era rimbambito; e, non trovando più le parole, mezzo paralizzato, balbettando, tremante, rimaneva in un’attitudine di fuga, la camicia rimboccata sul suo corpo da scheletro, una gamba fuori dalle coltri, una povera gamba livida, coperta di peli grigi. Nana, ad onta del suo dispetto non potè trattenersi dal ridere.

— Coricati, dunque, cacciati sotto il letto, disse fa-endolo cader rovescioni, e seppellendolo sotto le lenzuola, come una sudiceria che non si può mostrare.

E balzò dal letto per richiudere la porta. Aveva proprio disdetta col suo piccolo muso! Piombava sempre male a proposito! Ma perchè, in fin dei conti, andava a pescar il denaro in Normandia! Il vecchio le aveva portato i suoi quattromila franchi, ed essa l’aveva lasciato fare. Ella respinse i battenti della porta, e gridò:

— Tanto peggio! è colpa tua. È forse lecito entrare in tal modo? Basta così, buon viaggio!

Muffat rimaneva immobile dinanzi a quella porta chiusa falminato da quanto aveva veduto. Il suo fremito aumentava, un brividio che dalle gambe gli saliva al petto ed al cranio. Poi, come un albero scosso da un gran vento, barcollo, s’abbattè sulle ginocchia, con uno scricchiolfo di tutte le membra. E, le mani tese disperatamente, balbettò:

— È troppo, mio Dio! è troppo!

Egli aveva accettato tutto; ma non ne poteva più, si sentiva in fin di forza, in quel buio, in cui l’uomo s’atterra colla

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