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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/444

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tre vagoni. Tutto ciò era rimasto in stazione, Eh! che disdetta! morire senza aver nemmeno il tempo di sballar le sue robe; e aggiungete che aveva quattrini per di più; presso a poco un milione. Lucia domandò chi erano gli eredi. Dei parenti lontani, la zia senza dubbio. Una bella tegola per quella vecchia. Ella non sapeva ancor nulla, l’ammalata si era ostinata a non farla avvertire, tenendole rancore per la morse del suo bambino. Allora, tutte s’impietosirono sul conto del piccino, ricordandosi di averlo veduto alle corse; un bimbo pieno di malanni, e che aveva l’aria così trista e da Yecchietto; una di quelle povere creaturine, infine, che non hanno domandato di venir al mondo.

— È più felice sotto terra, disse Bianca.

— Anche lei, veh! soggiunse Carolina. Non è tanto gala, no, la vita!

Nella severa tristezza di quella camera, delle idee tetre invadevano quelle donne. Avevano paura, la era una -stupidaggine di rimanersene a discorrere così a lungo in tal luogo; ma un bisogno di vedere le inchiodava al suolo. Faceva molto caldo, il vetro della lampada metteva al soffitto una rotondità di luna nell’ombra tepida in cui era immersa la stanza. Sotto il letto, da un piatto incavato pieno d’acido fenico emanava un odore nauseabondo. E, tratto tratto, dei soffi d’aria rigonfiavano le cortine della finestra, aperta sul doulevard, da cui saliva un sordo rumorio.

— Ha molto sofferto? chiese Lucia, che era rimasta assorta davanti al gruppo che ornava la pendola del caminetto, e tre Grazie, nude, con dei sorrisi da ballerine.

Gaga parve svegliarsi.

— Ok! per questo sì!... Era là quand’è spirata. Vi garantisco che non è bello... Ecco, la è stata presa da una scossa...

Ma non potè continuare la sua spiegazione, un grido s’alZava:

— A Berlino! a Berlino! a Berlino!

E Lucia, che soffocava, spalancò la finestra e vi si appoggiò. Là si stava bene, cadeva un bel fresco dal cielo stellato. In faccia, splendevano finestre illuminate, riflessi di gas guizzazano sulle lettere d’oro delle insegne. Poi, al di sotto, era