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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/448

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— Zitto!

Esse rimasero colpite, dando uno sguardo obliquo verso la morta, come se quest’esortazione al silenzio, fosse uscita dall’ombra stessa delle cortine; e nella calma pesante che regnò, quella calma del nulla in cui si sentiva la rigidezza del cadavere disteso lì vicino, le grida delle folla scoppiarono:

— A Berlino! a Berlino! a Berlino!

Ma in breve esse scordarono di nuovo ogni cosa.

Lea de Horn, che accoglieva a’ suoi ricevimenti degli uo«mini politici, e presso la quale, degli antichi ministri di Luigi Filippo, si abbandonavano a finissimi epigrammi, riprese sottovoce crollando le spalle:

— Che errore una tal guerra! che sanguinosa sciocchezza!

Allora, di subito, Lucia, prese la difesa dell’impero. Aveva avuto per amante un principe della casa imperiale, era per lei un affare di famiglia.

— Pensate un po’, cara mia! non potevamo lasciarci insultare più oltre, questa guerra è l’onore della Francia... Oh! sapete, non dico questo pel principe, era tanto spilorcio Immaginatevi, la sera, coricandosi, nascondeva i suoi luigi negli stivali, e quando si giocava al dèzigue, metteva su delle fave, perchè un giorno aveva fatto lo scherzo di arruffar la posta... Ma ciò non m’impedisce di esser giusta. L’imperatore ha ragione.

Lea scoteva la testa con aria di aloni da donna che ripete l’opinione di persone di gran considerazione. E alzando la voce:

— È la fine, disse. Sono pazzi, alle Taileries. Ieri, vedete, la Francia avrebbe dovuto piuttosto cacciarlì.... — Tutte la inturruppero con veemenza. Che cosa aveva mai quell’idrofoba contro l’imperatore? Non era fcrse felice la gente, gli affari non andavano bene? Parigi non si era mai tanto divertita.

Gaga scossa! sdegnata, si adirava i

— Tacete! è una stupidaggine, non sapete quel che vi dite!.... Io ho veduto Luigi Filippo, un’epoca di spilorci e di bottegai, cara mia. Poi, il quarantotto, Ah! una bella cosa, roba da stomacare, la loro Repubblica! Dopo febbraio, cre-