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cappello si era smosso. Allora i due si allontanarono di tre o quattro passi.
— Vandeuvres giurava che la contessa era un’ onestissim donna.
Ma in quel punto delle voci sorsero davanti al caminetto la signora di Joncquoy diceva.
— Vi ho concesso che Bismarck poteva essere un uomo di spirito... Ma se vi spingete fino al genio.
Le signore erano tornate al loro primo argomento.
— Come? ancora del signor Bismarck? mormorò Fauchery. Ora poi scappo davvero.
— Aspettate: ci occorre un no definitivo del conte.
Il Muffat parlava col suocero e con alcuni uomini serii Vandeuvres lo trasse in disparte; rinnovò l’ invito insistenda dicendo che andava anche lui; un uomo poteva andar dap pertutto; nessuno penserebbe a vederci del male, dove tut tal più non vi sarebbe che della curiosità.
Il conte ascoltava questi argomenti con gli occhi bassi, la faccia muta, e Vandeuvres sentiva in lui una titubanza, quando il marchese s’accostò in atto d’interrogatore.
Allorchè seppe di che si trattava, allorchè Fauchery l’ebbe invitato a sua volta, sogguardò il genero furtivamente.
Vi fu un momento di silenzio, d’impaccio: ma s’incoraggiavano l’un l’altro ed avrebbero finito forse coll’ accettare, se il conte Muffat non si fosse accorto del signor Venot che lo guardava fisso; il vecchietto non sorrideva più, aveva il riso terreo, degli occhi d’acciaio, chiari ed aguzzi.
— No, rispose tosto il conte con accento così netto che chiuse l’adito ad ogni insistenza.
Allora il marchese rifiutò con severità anche maggiore; parlò di morale, disse le classi superiori essere in debito di dar buoni esempi. Fauchery sorrise e strinse la mano a Vandeuvres; non l’aspettava, se ne andava subito, dovendo passar all’ ufficio del suo giornale.
— Da Nana a mezzanotte, non è vero.
Anche la Faloise si ritirava; Steiner salutava la contessì era già sull’ uscio; altri uomini li seguivano, e la stessa pa rola circolava; ripetevano tutti; «A mezzanotte da Nana!