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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/83

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mentre andavano a prendere i loro soprabiti nell’anticamera.

Giorgio, che doveva aspettare la madre, s’era posto sulla soglia e dava il recapito preciso, terzo piano, porta a manca.

Tuttavia, prima d’uscire, Fauchery diè un ultimo sguardo nel salotto. Vandeuvres aveva ripreso il suo posto fra le signore, celiando con Léonilda di Chezelles.

Il conte Muffat ed il marchese di Chouard s’erano associati alla conversazione, mentre l’ottima signora Hugon si assopiva ad occhi aperti. Nascosto dietro le gonnelle, Vanot s’era fatto piccino piccino, ed aveva ritrovato il suo sorriso.

Suonarono lentamente i rintocchi della mezzanotte nella

vasta sala imponente.

— - Come! Come! ripigliava la signora di Joncquoy, voi supponete che il signor di Bismarck ci farà la guerra e ci batterà.... Oh! questa poi passa il segno!

E si rideva, attorno alla signora Chantereau, la quale aveva or ora ripetuta quella diceria, raccolta da lei i in Alsazia, dove suo marito possedeva degli opifici.

— Fortunatamente l’imperatore è là, disse il conte di Muffat colla sua gravità ufficiale.

Fu l’ultima parola che Fauchery potè udire; aveva rinchiuso l’uscio, dopo un’ultimo sguardo alla contessa Sabina, che discorreva tranquillamente col capo-divisione e pareva interessarsi alla conversazione di quell’omaccione. Decisamente doveva essersi ingannato; non c’era punto crepa. Peccato davvero!

— E così? non scendi? gli gridò la Faloise dal vestibolo.

E, sul marciapiedi, separandosi, si ripetà ancora:

— A domani, da Nana!