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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1263

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*   Alla p. 1205, margine. Queste differenze s’incontrano a ogni passo dentro una medesima nazione, secondo i dialetti ec. Ed osserviamo ancora come l’assuefazione e l’uso ci renda naturale, bella ec. una parola che, se è nuova o da noi non mai intesa, ci parrà bruttissima, deforme, sconveniente in se stessa, [p. 43 modifica]e riguardo alla lingua, mostruosa, durissima, asprissima e barbara. Per esempio, se io dicessi precisazione moverei le risa: perchè? non già per la natura della parola, ma perché non siamo assuefatti ad udirla. E cosí le parole barbare divengono buone coll’uso; e cosí le lingue si cambiano e i presenti italiani parlano in maniera che avrebbe stomacato i nostri antenati; e cosí l’uso è riconosciuto per sovrano signore delle favelle ec. (2 luglio 1821).


*    Alla p. 1134. Lo studio dell’etimologie, fatto coi lumi profondi dell’archeologia per l’una parte e della filosofia per l’altra, porta a credere che tutte o quasi tutte le antiche lingue del mondo, e per mezzo loro le moderne, sieno derivate antichissimamente e nella caligine, anzi nel buio de’ tempi, immediatamente o mediatamente da una sola o da pochissime lingue assolutamente primitive, madri di tante e sí diverse figlie. Questa primissima lingua, a quello che pare, quando si diffuse per le diverse parti del globo mediante le trasmigrazioni degli uomini, era ancora rozzissima, scarsissima, priva d’ogni sorta d’inflessioni, inesattissima, costretta a significar cento cose con