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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1303

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[p. 74 modifica] reale, e la troviamo piú bella se è bella, o al contrario ec. Non per altro se non perché, vedendo quella persona, la vediamo in maniera ordinaria, e, vedendo il ritratto, vediamo la persona in maniera straordinaria; il che incredibilmente accresce l’acutezza de’ nostri organi nell’osservare e nel riflettere e l’attenzione e la forza della nostra mente e facoltà, e dà generalmente sommo risalto alle nostre sensazioni ec. (osservate in tal proposito ciò che dice uno stenografo francese, del maggior gusto ch’egli provava leggendo i classici da lui scritti in istenografia). Cosí osserva il Gravina intorno al diletto partorito dall’imitazione poetica (9 luglio 1821).


*    Diletto ordinarissimo ci produce un ritratto, ancorché somigliantissimo, se non conosciamo la persona, straordinario se la conosciamo. Applicate questa osservazione alla scelta degli oggetti d’imitazione pel poeta e l’artefice, condannando i romantici e il piú de’ poeti stranieri che scelgono di preferenza oggetti [p. 75 modifica]forestieri ed ignoti per esercitare la forza della loro imitazione (9 luglio 1821).


*    Altra prova che noi siamo piú inclinati al timore che alla speranza è il vedere che noi per lo piú crediamo facilmente quello che temiamo e difficilmente quello che desideriamo, anche molto piú verisimile. E poste due persone delle quali una tema e l’altra desideri una stessa cosa, quella la crede e questa no. E se noi passiamo dal temere una cosa al desiderarla, non sappiamo piú credere quello che prima non sapevamo non credere,