Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/1333

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[p. 94 modifica] della lingua italiana si è quella sua immensa facoltà di dare ad una stessa parola diverse forme, costruzioni, modi ec., e variarne al bisogno il significato, mediante detta variazione di forme o di uso o di collocazione ec., che alle volte cambiano affatto il senso della voce, alle volte gli danno una piccola inflessione che serve a dinotare una piccola differenza della cosa primitivamente significata. Non considero qui l’immensa facoltà delle metafore, proprissima, anzi essenziale della lingua italiana (di cui non la potremmo spogliare senz’affatto travisarla), e naturale a spiriti cosí vivaci ed immaginosi come i nostri nazionali. Parlo solamente del potere usare, per esempio, uno stesso verbo in senso attivo, passivo, neutro, neutro passivo; con tale o tal caso, e questo coll’articolo o senza; con uno o piú nomi alla volta e anche con diversi casi in uno stesso luogo; con uno o piú infiniti di altri verbi, governati [p. 95 modifica]vernati da questa o da quella preposizione, da questo o da quel segnacaso, o liberi da ogni preposizione o segnacaso; co’ gerundi; con questo o quell’avverbio o particella (che, se, quanto ec.); e cosí discorrendo. Questa facoltà non solamente giova alla varietà ed alla eleganza che nasce dalla novità ec. e dall’inusitato, e insomma alla bellezza del discorso,