Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/183

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*    Conseguito un piacere, l’anima non cessa di desiderare il piacere, come non cessa mai di pensare, perché il pensiero e il desiderio del piacere sono due operazioni egualmente continue e inseparabili dalla sua esistenza (12-23 luglio 1820).

*    Noi supponiamo sempre negli altri una grande e straordinaria penetrazione per rilevare i nostri pregi, veri o immaginari che sieno, e profondità di riflessione per considerarli, quando anche ricusiamo di riconoscere in loro queste qualità rispetto a qualunque altra cosa (23 luglio 1820).

*    La speranza non abbandona mai l’uomo in quanto alla natura; bensí in quanto alla ragione. Perciò parlano [p. 289 modifica]stoltamente quelli che dicono (gli autori della Morale universelle, t. III), che il suicidio non possa seguire senza una specie di pazzia, essendo impossibile senza questa il rinunziare alla speranza ec. Anzi, tolti i sentimenti religiosi, è una felice e naturale ma vera e continua pazzia il seguitar sempre a sperare e a vivere, ed è contrarissimo alla ragione, la quale ci mostra troppo chiaro che non v’é speranza nessuna per noi (23 luglio 1820).


*   Se nella giornata tu hai veduto o fatto qualche cosa non ordinaria per te, la sera nell’addormentarti o per qualunque altra cagione e in qualunque stato chiudendo gli occhi, ti vedi subito innanzi, non dico al pensiero ma alla vista, le immagini sensibili di quello che hai veduto. E ciò quando anche tu pensi a tutt’altro e neanche ti ricordi piú di quello che avevi veduto forse molte ore addietro, nel quale intervallo ti sarai dato a tutte altre occupazioni. In maniera