Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2228

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[p. 117 modifica] vogliono che noi vivi scriviamo e parliamo e trattiamo le cose vive in una lingua morta (5 dicembre 1821).


*    È cosa facilmente osservabile che nel comporre ec. giova moltissimo e facilita ec. il leggere abitualmente in quel tempo degli autori di stile, di materia ec. analoga a quella che abbiamo per le mani ec. Da che cosa crediamo noi che ciò derivi? forse dal ricevere quelle tali letture, quegli autori ec., come modelli, come esempi di ciò che dobbiamo fare, dall’averli piú in pronto, per mirare in essi e regolarci nell’imitarli? ec. Non già, ma dall’abitudine materiale che la mente acquista a quel tale stile ec., la quale abitudine le rende molto piú facile l’eseguir ciò che ha da fare. Tali letture in tal tempo non sono studi, ma esercizi, come la lunga abitudine del comporre facilita la composizione. Ora, tali letture fanno appunto allora l’uffizio di quest’abitudine, la facilitano, esercitano insomma la mente in quell’operazione