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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2515

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[p. 284 modifica] farlo senza riuscire oscuri presso un popolo allora ignorante del forestiero e del greco e delle voci e frasi che non fossero nazionali. Dal che, e non da altro, e forse dalla stessa poca loro perizia del greco, nacque che gli antichi scrittori latini, benché abbondanti di grecismi e barbarismi, pur si riputassero e fossero modelli del puro sermone romano, rispetto agli scrittori piú moderni. E lo stesso dico degli antichi italiani.


    E quella ricchissima, fecondissima, potentissima, regolatissima, e al tempo stesso variatissima, poetichissima e naturalissima lingua del cinquecento, ch’a noi, ne’ suoi buoni scrittori, riesce cosí elegante, forse [p. 285 modifica]ch’allora fu tenuta per tale? Signor no, ma per corrotta. E la buona lingua si stimava solo quella del trecento e se ne deplorava la mutazione, chiamandola corruzione e scadimento totale della lingua (come noi facciamo rispetto al cinquecento), e gli scrittori tanto piú s’avevano eleganti, quanto meno scrivevano nella lingua loro per iscrivere in quella di quell’altro secolo. Laddove a noi, a’ quali l’una e l’altra è divenuta pellegrina, tanto piú piacciono i cinquecentisti quanto piú seguono l’uso