Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/2754

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[p. 413 modifica] forte oppone alla sventura e al dolore, ma il maggior grado di vita, e quindi la maggiore intensità di amor proprio e il maggior desiderio di felicità, che nasce dal maggior vigore; né qui ha che far la rassegnazione, e piuttosto essa non è altro che un sentir meno il dolore. Se il dolore faceva quasi una strage nell’uomo antico, siccome fa nel selvaggio; se gli antichi, come ora i selvaggi, erano portati dalla sventura fino alle smanie e al furore, a incrudelire contro il proprio corpo, al deliquio, al totale spossamento di forze, al deperimento della salute, all’infermità, alla morte o volontaria o naturale, ciò non proveniva, come si dice, [p. 414 modifica]dal non essere assuefatti al dolore. Qual è l’uomo vivo che non sia accostumato a soffrire? Ma proveniva dal maggior vigore di corpo ch’era negli antichi ed è ne’ selvaggi, a paragone de’ moderni e civili. E forse questa, piú che la minore assuefazione, è la causa che i giovani siano piú sensibili