Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3347

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[p. 332 modifica] all’intelletto e al talento? (3 settembre 1823).


*    La stagione e il clima freddo dà maggior forza di agire, e minor voglia di farlo, maggior contentezza del presente, inclinazione all’ordine, al metodo, e fino all’uniformità.1 Il caldo scema le forze di agire, e nel tempo stesso ne ispira ed infiamma il desiderio, rende suscettibilissimi della noia, intolleranti dell’uniformità della vita, vaghi di novità, malcontenti di se stessi e del presente. Sembra che il freddo for[p. 333 modifica]tifichi il corpo e leghi l’animo: che il caldo addormenti e ammollisca e illanguidisca e intorpidisca il corpo, eccitando e svegliando e sciogliendo l’animo. L’attività del corpo è propria de’ settentrionali, de’ meridionali quella dell’animo. Ma il corpo non opera se non mosso dall’animo. Quindi è che i settentrionali, sebbene senza controversia sia lor propria l’attività e laboriosità, pur sono veramente i piú quieti popoli della terra; e i meridionali i piú inquieti, benché sia lor propria l’infingardaggine. I settentrionali hanno bisogno di grandissimo impulso a muoversi, a sollevarsi, a cercar novità: ma

Note

  1. Nel freddo si ha la forza di agire, ma non senza incomodo. La temperatura dell’aria che vi circonda, opponendosi à ce que voi possiate uscir di casa e di camera senza patimento, vi consiglia l’inazione e l’immobilità nel tempo stesso che vi dà la forza dell’azione e del moto. Si può dir che se ne sente la forza e la difficoltà nel tempo stesso. Nel caldo tutto l’opposto. Si sente la facilità dell’azione e del moto nel tempo stesso che se ne scarseggiano le forze. L’uomo prova espressamente un senso di libertà fisica che viene dall’amicizia dell’aria e della natura che lo circonda, un senso che lo invita al movimento e all’azione, ch’egli talora confonde con quello della forza, ma che n’é ben differente, come l’uomo si può avvedere, quando, cedendo all’inquietezza che quel senso gl’ispira, e dandosi all’azione, la totale mancanza di forze che gli sopraggiunge gli toglie quel senso di libertà, e l’obbliga a desiderare e cercare il riposo. Anche per se medesima la debolezza e il rilasciamento prodotto da causa non morbosa, come dal caldo, dà una certa facilità di determinarsi all’azione, al movimento, al travaglio; piú che la tensione prodotta dal freddo. Può parere un paradosso, ma l’esperienza anche individuale lo prova. Pare che il corpo rilasciato sia piú maneggiabile a se medesimo. Bensí la sua capacità di travagliare è poco durevole. ec.