<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3424&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20171004174732</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3424&oldid=-20171004174732
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3424 Giacomo LeopardiXIX secoloZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 379modifica] diletto: sono gl’istrumenti e le voci, che presso noi sono raffinate e perfette, queste coll’esercizio, coll’arte ec., quelli colle tante invenzioni e perfezionamenti ec. Alla perfetta qualità di questi organi unita l’arte di adoperarli perfettamente, cioè di trarne de’ suoni piú grati ec. che non ne trarrebbe chi non avesse alcun’arte; unitavi di piú l’arte di accordare insieme questi organi nel modo ch’é naturalmente il piú grato agli orecchi (come l’arte di mescolare e temperare i sapori); ne risulta una dolcezza ec. che a’ barbari riesce affatto nuova, e che perciò produce in essi un piacer sommo ed effetti mirabili; piacere ed effetti che niente hanno da far col bello, perché niente colla convenienza, se non con quella ch’é relativa alla naturale disposizione degli orecchi, e che tanto appartiene al bello, quanto la grata mescolanza de’ sapori, ch’é una convenienza dello stessissimo genere dell’armonia musicale. Con queste osservazioni si spiegheranno ancor bene, e meglio che in alcun altro modo, moltissimi