Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3502

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[p. 426 modifica] e questo piacere sarebbe della medesima natura di quello ch’ei desidera e non ottiene, cioè materiale e sensibile come l’altro. Non cosí possiamo dire de’ piaceri celesti promessi a chi desidera e non ottiene i terreni, nel qual caso l’uomo si trova naturalmente e necessariamente sempre, e l’infelice massimamente, benché tutti a rigore sono infelici, e lo sono perché tutti e sempre si trovano nel detto caso. Ora i piaceri celesti, al contrario di ciò che s’è detto qui sopra, son di natura affatto diversi da quelli che noi desideriamo e non ottenghiamo, e non ottenendo siamo infelici; e questa lor natura non può da noi per verun modo mai essere conceputa. Onde segue che la consolazione che può derivare dallo sperarli sia nulla in effetto; perché a chi desidera una cosa si promette un’altra, ch’è diversissima da quella; a chi è misero per un desiderio non soddisfatto si promette di soddisfare un desiderio ch’ei non ha e non può per sua natura avere né formare; a chi brama un piacer noto, e si duole [p. 427 modifica]di un male noto, si promette un piacere e un bene ch’ei non conosce né può conoscere, e ch’ei non vede né può vedere come sia per esser bene, e come possa piacergli;