<dc:title> Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giacomo Leopardi</dc:creator><dc:date>XIX secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Zibaldone di pensieri I.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3576&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20150925115350</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Pensieri_di_varia_filosofia_e_di_bella_letteratura/3576&oldid=-20150925115350
Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura - Pagina 3576 Giacomo LeopardiZibaldone di pensieri I.djvu
[p. 39modifica] parte opera de’ nostri letterati che la lingua italiana modellarono sulla latina. E cosí accade generalmente che il carattere di ciascuna lingua è formato e determinato dalla sua letteratura (ben è vero che il carattere di questa corrisponde al carattere nazionale, e ch’ella non potrebbe già andar contro la natura e l’inclinazione della lingua, o ciò facendo, non riuscirebbe, e malissimi effetti partorirebbe e poco durevoli). Ma l’estrinseca forma non si conserva se non se naturalmente, e perduta che fosse, quasi impossibile sarebbe il recuperarla (siccome la forma intrinseca di nostra lingua, o s’attribuisca alla letteratura o a che che si voglia, dovrà sempre dirsi, non propriamente conservata, ma ricuperata). Laonde si può dire veramente che, quanto è alla natura e al popolo, la latinità si è meglio e in maggior parte e piú propriamente conservata e conservasi in Ispagna che in alcun’altra parte del mondo (per lo meno quanto [p. 40modifica]alle voci e alle norme e regole delle loro inflessioni e modificazioni, perché quanto alle frasi, anche senza uscir del popolo, pare che la latinità rimanga e siasi sempre conservata ben piú in Italia, com’è