Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/3716

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[p. 127 modifica] nella quale ella, per esser piú comune assai che nella prima, e piú comune [p. 128 modifica]che non è ciascuna dell’altre desinenze, non si chiama anomalia, anzi regola; e piuttosto chiamasi anomalia quella in evi perché divenuta piú rara, e una di quell’altre meno comuni. Ma parlando esattamente e guardando all’origine, quella in ui è anomalia o alterazione nella seconda, non meno che nella prima, e quella in evi è cosí regolare nella seconda come nella prima quella in avi. E piú comune si è la desinenza in ui nella seconda che nella prima, perché l’ommissione della vocale, da cui essa deriva, era ed è piú facile e naturale circa la e che circa la a, lettera piú vasta, per servirmi dell’espressione di Cicerone in altro proposito (Orat., c. XLV, circa l’x). Del resto, come parecchi della seconda hanno il perfetto cosí in evi come in ui, qualunque de’ due sia piú comune, cosí tutti o quasi tutti quelli della prima che l’hanno in ui, conservano pur quello in avi, o che questo sia in essi il piú usitato, o viceversa.