Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/387

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[p. 436 modifica] le assurdità sono infinite, quando non si vuol riconoscere che l’uomo esce perfetto dalle mani della natura come tutte le altre cose; che la verità assoluta è indifferente all’uomo (quanto al bene, ma non sempre, anzi di rado, quanto al nuocergli); che lo scopo della sua facoltà intellettiva non è la cognizione, in quanto cognizione derivata dalla realtà, ma la concezione o l’opinione di conoscere, sia vera, sia falsa. Che vuol dire che gl’ignoranti in luogo di esser piú infelici, sono evidentemente i piú felici?

Posti questi principii, dice l’autore, (cioè i sovresposti p. 378-380), consideriamo la filosofia e la religione ne’ loro rapporti colla felicità. E segue mostrando che la filosofia non rivela né prescrive nulla, fuorché il dubbio, tanto ne’ principii o nelle verità quanto ne’ doveri: e la religione tutto l’opposto. Siamo d’accordo, ma la natura? l’avete dimenticata? Non c’é altra maestra che la filosofia o la religione? tutte due ascitizie e non inerenti alla natura dell’uomo. Laddove tutti gli altri esser viventi, che hanno lo stesso desiderio infinito della felicità, ne hanno la maestra, gl’insegnamenti e i mezzi in se stessi. La [p. 437 modifica]natura non insegna nulla? non prescrive nulla? Concedo la vostra definizione della felicità, ammetto le facoltà dell’uomo che voi ammettete, dico che debbono esser d’accordo