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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/4128

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[p. 52 modifica] que la douleur conduit quelquefois à la conservation: par exemple un homme qui se fait couper un membre gangrené, souffre de la douleur, et c’est afin de ne pas périr tout entier». Volney, La loi naturelle, ou Catéchisme du citoyen français, chap. III, à la suite des Ruines (Les Ruines) ou Méditation sur les Révolutions des Empires, par le même auteur, 4me édition. Paris, 1808, p. 359, 360. Bisogna distinguere tra il fine della natura generale e quello della umana, il fine dell’esistenza universale, e quello della esistenza umana, o per meglio dire, il fine naturale dell’uomo, e quello della sua esistenza. Il fine naturale dell’uomo e di ogni vivente, in ogni momento della sua esistenza sentita, non è né può essere altro che la felicità, e quindi il piacere suo proprio; e questo è anche il fine unico del vivente, in quanto a tutta la somma della sua vita, azione, pensiero. Ma il fine della sua esistenza, o vogliamo dire il fine della natura nel dargliela e nel modificargliela, come anche nel modificare l’esistenza degli altri enti, e in somma il fine dell’esistenza generale, e di quell’ordine e modo di essere che hanno le cose, e per se e nel loro rapporto alle altre, non è certamente in niun modo la felicità né il piacere dei viventi, non solo perché questa felicità è impossibile (teoria del piacere), ma anche perché, sebbene la natura nella modificazione di ciascuno animale e delle altre cose per rapporto a loro, ha provveduto e forse avuto la mira ad alcuni piaceri di essi animali, queste cose sono un nulla rispetto a quelle [p. 53 modifica]nelle quali il modo di essere di ciascun vivente, e delle altre cose rispetto a loro, risultano necessariamente e costantemente in loro dispiacere; sicché e la somma e la intensità del dispiacere nella vita intera di ogni animale passa senza comparazione