Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/660

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[p. 118 modifica] ed agguagliandola, e anche superandola e rendendola inutile, ha pareggiato gl’individui, tolta la varietà, spento quindi anche nella guerra l’entusiasmo quasi del tutto, spenta l’emulazione e toltale la materia, spento l’eroismo, giacché tanto vale un soldato eroe quanto un Martano, o se anche non l’ha spento, l’ha confuso colla viltà e reso indistinguibile e quindi senza eccitamento e senza premio; in fine ha contribuito sommamente anche per questa parte a mortificare il mondo e la vita. Tanto è vero che il bello, il grande, il vario, non si trova se non che nella natura e si perde subito appena si esce da lei, appena sottentrano l’arte e la ragione in qualunque cosa (14 febbraio 1821). [p. 119 modifica]


*    Diogene, ἐρωτηθεὶς εἰ κακὸς ὁ θάνατος, πῶς, εἶπε, κακὸς οὗ παρόντος οὐκ αἰσθανόμεθα; Laerzio, in Diogene Cynico, VI, 68. Dalla nota del Menagio si rileva ch’egli l’ha inteso della insensibilità dell’atto della morte.