Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/696

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[p. 137 modifica] delle figure di dizione, e dall’eccessivo ed eccessivamente continuato concatenamento delle sentenze; vizio tutto proprio di quel secolo, il quale voleva forse con ciò dare al discorso quella gravità che ammirava ne’ latini, ma che si doveva conseguire con altri mezzi (quali sono quegli altri molti che lo stesso secolo ha ottimamente adoperati); vizio ignoto si può dire al trecento, e a tutti gli altri secoli ancorché viziosissimi: vizio provenuto anche dal soverchio studio dei latini, la cui imitazione è pericolosa per questa parte ancora, come per le trasposizioni; vizio che avrebbe potuto molto correggersi con un maggiore studio de’ greci, ma principalmente degli ottimi e primi, perché i piú moderni declinarono anch’essi, sebbene valenti, a questo difetto e ad un’indole di scrittura piú latina che greca; vizio che non saprei se appartenga piú allo stile ovvero alla lingua; vizio finalmente che se non togliere, certo si può moltissimo