Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/739

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Cosí la lingua greca che non avea né accademie né vocabolari, senza perder mai la facoltà di arricchirsi e di far fruttare il suo terreno ubertosissimo, costantemente però e tenacemente nemica delle merci straniere (o per carattere nazionale o per la stessa ricchezza sua che bastava a tutto), si mantenne sempre, come fertile e prolifica e viva e vegeta e copiosa, cosí pura e sincera, fino ai tempi che Costantino, trasportando quasi l’Italia nella Grecia e l’Occidente in Oriente, con quella infinita e subitanea novità di costumi, di abitatori, di corte, ec., introducendo e stabilendo ed erigendo per cosí dire la lingua latina nel bel mezzo delle provincie greche e della lingua greca, forzò quell’idioma per sí lungo spazio indomito e vittorioso di tutti gli assalti forestieri e illeso fra tutti i pericoli di barbarie che aveva incontrati, a ricevere voci straniere e mescolarle colle proprie (non per bisogno, ma per uso e