Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/750

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[p. 164 modifica] da suo pari con discrezione e finissimo giudizio e gusto, non lasciando in nessun modo di coltivare il fondo della sua lingua, di accrescerla e di cavarne quanto era possibile in quella strettezza, in quella [p. 165 modifica]tanta copia di nuove cose, accompagnate da parole straniere già divulgate ed usitate. Ma dopo Cicerone si passarono i limiti: parte perché, essendo, com’è oggi relativamente al francese, molto piú facile il tirar dalla lingua greca già ben provveduta di tutto, e a tutti nota, le parole e modi occorrenti, di quello che dalla latina che non le dava senza studio e profonda cognizione di tutte le sue risorse; quelli che non erano cosí periti della loro lingua (perizia ben rara e difficile trattandosi di una tal lingua, come della nostra oggidí: e pochi o nessuno la possedé cosí a fondo come Cicerone), senza troppo curare di accertarsi s’ella avesse o non avesse come esprimere convenientemente e pianamente il bisognevole,