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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/758

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[p. 169 modifica] la lingua del prodotto delle sue proprie sostanze, e dalla greca e latina passando alle vive, questa è sempre stata e sarà sempre facoltà inseparabile dalla vita delle lingue e da non finire se non colla loro morte. Tutte le lingue vive la conservano, eccetto quelli [sic] che vorrebbero che la italiana la deponesse. La francese, la quale, a differenza dell’italiana, si è spogliata della facoltà di usare quelle delle sue parole e modi antichi e primitivi, che le potessero tornare in acconcio (come ho detto altrove), parimente, a differenza di ciò che si esigerebbe dalla italiana, ha conservato sempre ed usato la facoltà di mettere a frutto e moltiplico il suo presente tesoro. E la stessa lingua latina, la quale, per le ragioni che ho detto, perdé in parte questa facoltà dopo Cicerone, non la perdé, se non in quanto a quella felicissima ed immensa facoltà di composti e sopraccomposti o con preposizione o particella, ovvero di piú parole insieme; facoltà che la metteva quasi