Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/796

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[p. 190 modifica] abbondandone nel suo seno i coltivatori, e questi diligenti, studiosi e padroni della lingua; ed avendo anche molta vita e varietà e riputazione al di fuori, e spirito patriotico, sebben disunito, pure e forse anche piú valevole, a fornirla di molti oggetti di lingua. Ma essendosi fermata nel momento che le discipline e sono cresciute di numero e tutte portate a un perfezionamento rapidissimo e vastissimo, non essendo intervenuta per nessuna parte ai travagli immensi di questi ultimi secoli, tanto nel perfezionamento delle cognizioni, quanto nel resto; di piú avendo, nello stesso tempo, per diverse cagioni, trascurata affatto la sua lingua, in maniera che anche quegli italiani scrittori che hanno cooperato alquanto (e ben poco, e pochi) col resto dell’Europa al progresso ultimo delle cognizioni non hanno niente accresciuta la lingua del suo, avendo scritto non italiano, ma barbaro, ed avendo adottate di pianta le rispettive nomenclature o linguaggi che aveano trovate presso gli stranieri nello stesso genere o in generi simili al loro (se per avventura essi ne fossero stati gl’inventori); è doloroso, ma necessario il dire, che s’ella d’ora innanzi non vuol esser la sola parte d’Europa meramente ascoltatrice o ignorare affatto le nuove universalissime cognizioni, s’ella vuol parlare a’ contemporanei e di cose adattate al tempo, come tutti i buoni scrittori han fatto e come bisogna pur fare in ogni modo, le conviene ricevere