Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/815

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[p. 201 modifica] e considerarla come il sommo nostro bene. Ora, stando cosí la cosa, ed essendo noi ridotti a questo punto, e non per errore ma per forza di verità, qual maggior miseria che il trovarsi impediti di morire e di conseguire quel bene che, siccome è sommo, cosí d’altra parte sarebbe intieramente in nostra mano; impediti, dico, o dalla religione o dall’inespugnabile, invincibile, inesorabile, inevitabile incertezza della nostra origine, destino, ultimo fine e di quello che ci possa attendere [p. 202 modifica]dopo la morte? Io so bene che la natura ripugna con tutte le sue forze al suicidio, so che questo rompe tutte le di lei leggi piú gravemente che qualunque altra colpa umana; ma da che la natura è del tutto alterata, da che la nostra vita ha cessato di esser naturale, da che la felicità che la natura ci avea destinata è fuggita per sempre, e noi siam fatti incurabilmente infelici, da che quel desiderio della morte, che non dovevamo mai, secondo natura, neppur concepire, in dispetto della natura, e per forza di ragione, s’é anzi impossessato di noi;