Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/845

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[p. 217 modifica] del trecento e della sua vera indole), contuttociò era nella sua primitiva qualità di una forma, se non ragionevole, naturalissima però e semplicissima e facilissima. Sino a tanto ch’ella mantenne il suo vero genio, mantenne anche queste proprietà. Le mantenne in Erodoto, in Senofonte, negli oratori attici e generalmente piú o meno in tutti gli scrittori degli ottimi suoi secoli, sempre [p. 218 modifica]appresso a poco, in proporzione dell’antichità rispettiva. Gli scrittori che successero a questi, benché buoni ancor essi, benché lontani dalla turgidezza, dall’arguzia, dalla decisa oscurità, dalla soverchia intralciatura, dalla immodestia dello stile e della lingua, allontanarono però moltissimo la lingua greca, da quella nativa, nuda, schietta, spontanea, facile bellezza e grazia de’ suoi ottimi e primi scrittori, e sforzarono la sua primitiva natura ed indole, accostandola piuttosto alla struttura latina, che alla propria sua. Questo si nota in Polibio, in Dionigi d’Alicarnasso, ma molto piú ne’ susseguenti, come in Luciano, molto piú e soprattutto in Longino. Scrittori elegantissimi,