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Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/85

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*    Cum pietatem funditus amiserint
           Pi tamen dici nunc maxime reges volunt.
           Quo res magis labuntur, haerent nomina.


*   Io era spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla io medesimo. Io mi sentiva come soffocare, considerando e sentendo che tutto è nulla, solido nulla.


*   Prima di provare la felicità, o vogliamo dire un’apparenza di felicità viva e presente, noi possiamo alimentarci delle speranze; e se queste son forti e costanti, il tempo loro è veramente il tempo felice dell’uomo, come nella età fra la fanciullezza e la giovanezza. Ma provata quella felicità che ho detto e perduta, le speranze non bastano piú a contentarci, e la infelicità dell’uomo è stabilita. Oltre che le speranze dopo la trista esperienza fatta sono assai piú difficili, ma in ogni modo la vivezza della felicità provata non può esser compensata dalle lusinghe e dai diletti limitati della speranza, e l’uomo in comparazione di questa piange sempre quello che ha perduto e che ben difficilmente può tornare, perché il tempo delle grandi illusioni è finito.


*   Uomo còlto in piena campagna da una grandine micidiale e da essa ucciso o malmenato, rifugiantesi sotto gli alberi, difendentesi il capo colle mani ec.: soggetto di una similitudine.


[p. 196 modifica]*   Quando le sensazioni d’entusiasmo ec. che noi proviamo non sono molto profonde, allora cerchiamo di avere un compagno con cui comunicarle, e ci piace il poterne discorrere in quel momento (secondo quella osservazione di Marmontel che vedendo una bella campagna non siamo contenti se non abbiamo con chi dire: la belle campagne!), perché in certo modo speriamo di accrescere