Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/939

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[p. 281 modifica] ma anche alle passate e future. Mediante una lingua impotente, è impotente la tradizione, e le esperienze, cognizioni ec. degli antenati arrivano ai successori oscurissime, incertissime, debolissime e piú ristrette assai di quelle ristrettissime che con una tal lingua e una tal società avrebbero potuto acquistare i loro antenati; cioè quasi nulle. Perché i bruti, non avendo lingua, non hanno tradizione, cioè comunicazione di generazioni, perciò il bruto d’oggidí è freschissimo e naturalissimo come il primo della sua specie uscito dalle mani del Creatore. Tali dunque saremmo noi appresso a poco, con una lingua limitatissima nelle sue facoltà. Il fatto lo conferma. Tutti i popoli che non hanno una lingua perfetta sono [p. 282 modifica]proporzionatamente lontani dall’incivilimento. Vedi p. 942, capoverso 1. E finché il mondo non l’ebbe conservò proporzionatamente lo stato primitivo. Cosí pure in proporzione, dopo l’uso della scrittura dipinta e della geroglifica. L’incivilimento, ossia l’alterazione dell’uomo, fece grandi progressi dopo l’invenzione della scrittura per cifre, ma però sino a un certo segno, fino all’invenzione della stampa, ch’essendo la perfezione della tradizione, ha portato al colmo l’incivilimento. Invenzioni tutte difficilissime e soprattutto la scrittura per cifre; onde si vede quanto la natura fosse lontana dal supporle e quindi dal volere e ordinare i loro effetti.

E questo si può riferire a quello che ho detto