Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/953

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[p. 293 modifica] dovrà stimare che non possa nutrirla ed accrescerla, che non abbia piú niente che le convenga di ricavarne? Quel terreno che ha prodotto una pianta della sua propria sostanza e del proprio succo, e di piú l’ha allevata e condotta a perfettissima maturità e robustezza e vigore ec., come si dovrà credere e affermare che non sia adattato a nutrirla e crescerla mentre ella non è spiantata? che il di lui succo non sia conveniente, né vitale, né nutritivo, né sano a quella pianta, mentre il terreno abbia ancora succo e in abbondanza? Perché poi vorremmo spiantare la nostra lingua? Forse perch’ella non possa piú nutrirsi e le sue radici non le servano piú, e cosí venga ad inaridire? O forse per trapiantarla? E dove? in qual terreno migliore e piú appropriato di quello che l’ha prodotta e cresciuta a tanta grandezza, prosperità, floridezza ec.?

Osservo ancora che l’italiano è derivato dalla corruzione del latino, cosí che le parole e i modi della bassa latinità, se sono barbare rispetto al latino, nol sono all’italiano; e la bassa latinità è una fonte ricchissima e adattatissima anch’essa alla nostra lingua, ed io posso dirlo con fondamento per osservazione ed esperienza particolare che ne ho fatto e cura che ci ho posto. Quante parole infatti dell’ottima lingua italiana appartengono precisamente alla bassa latinità! Né bisogna discorrere pregiudicatamente e considerar come barbaro assoluto quello ch’è solo barbaro relativo. Per esempio,