Poemetti (Rapisardi)/Dopo la vittoria

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Dopo la vittoria

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Nozze immortali

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DOPO LA VITTORIA


     Vinse egli, sì, ma in cento parti offeso
Sanguinava il suo corpo. Era deserta,
Arida, immensa, di rovine ingombra
La valle, e anelando egli si assise.
Qual cima di nevosa alpe a l’azzurro,
Biancheggiava la sua fronte, lambita
Dal recente mattin, ma le sue membra
Tutte ancor ne la notte erano immerse.
Quando il Sole mirò: Padre, gli disse,
L’anima mia ne la tua luce accogli:
Finalmente di te degno mi sento!
E mentre assorto favellava, il sangue,
Che fluía lento da le sue ferite,
Di nere pozze e di vermigli fiori
Incolorava l’infecondo piano.
«O vivo sangue mio, fervido sangue,
Sgorga da le mie vene, e il suol feconda!
Abbandonato nella gora immane
Dunque non eri tu, povero oppresso,
Quando i visceri tuoi fra mòrse atroci
La miseria stringea, quando da’ tuoi
Occhi, dall’ira e dal dolor travolti,
Come liquido bronzo a goccia a goccia
Gemea l’anima tua nata all’amore?
Alcun dunque t’udía là nella cupa
Notte del mondo? E v’eran ciglia insonni
Sul tuo supplizio aperte, umili cuori
Che notavano i tuoi spasimi, insieme
Spasimando nell’ombra? Or va’, sublime
Ora de la battaglia ultima, scuoti
Da’ cardini la terra, il ciel traversa,
E a quanto vive su la terra, a quanto
Sogna rapito negli spazj eterni,
Reca il fragor de le catene infrante,
Spargi il tripudio de’ redenti cuori,
Porta il bacio dell’uom libero alfine.
O vivo sangue mio, fervido sangue,
Sgorga da le mie vene e il suol feconda!

Queste che vedo dileguarmi intorno
Nebbie sono e vapori, o non più tosto
Fantasime di numi, ombre regali,
Uomini d’altre età, razze omicide,
Torbide forme che offuscâr la vita,
Polvere d’un infranto astro dispersa
Oscuramente fra la terra e il cielo!

     (O vivo sangue mio, fervido sangue,
Sgorga da le mie vene, e il suol feconda!)
Vostro un tempo fu il mondo? Il corpo mio
Fu vostro un dì? Qual che voi siate o foste,
Io vi perdóno: ogni parvenza ha un’ora.
Ogni inganno il suo tempo. Errori e mali
E menzogne e delitti ebbero un regno
Mostruoso nel mondo. E che? Dal seno
Dell’eterno indistinto, o come io penso,
Dall’anima dell’uomo, irruppe un astro,
Che s’attestò, puro raggiando, al bieco
Disco dell’ombre. Traballò grand’ora,
Siccome ebbra, la terra al cozzo orrendo,
Ma da quell’urto una gran luce emerse,
E da quell’ora la Giustizia ha regno.

     O vivo sangue mio, fervido sangue,
Sgorga da le mie vene, e il suol feconda!
Ma non a voi più mai, squallidi aspetti
Del passato, si volga il pensier mio:
Lunga fu la mia notte e grave il danno,
Ma finalmente ecco trionfa il Sole.
A voi, stirpi redente, uomini nuovi,
Buoni, forti, operosi, a voi, divini
Fiori del sangue mio, tutto in quest’ora
Lo sguardo mio, l’animo mio si affisa:
L’eterna giovinezza ecco in voi libo;
Ecco, a’ letti beati Ebe mi assume.

     Intrecciate alle chiome allori e rose:
Giorno di nozze e di vittoria è questo!
Apri, o Lavoro, le officine immense,

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Onde fluisca l’abbondanza; slancia
Sugl’indocili fiumi, all’alpe in cima,
Entro al cor de la Terra, al mare in dorso
I mostri tuoi c’hanno di ferro il corpo
E l’anima d’elettro; i campi solca
Dell’aria irremeati, agli astri aspira;
Di tua virtù semina il mondo, e l’orma
Del pensiero dell’uom per tutto imprimi!
Ne’ tempj tuoi d’acciaro e di cristallo
(Oh torri, oh guglie fiammeggianti al Sole,
Alcun dio mai non ebbe are sì belle!)
Convenir vedo al tuo fraterno invito,
In gara di gentili opere, tutte
Le famiglie dell’uomo; suggellata
In generoso indissolubil nodo
Vedo l’umana fratellanza: misto
Col rumor lieto de’ campestri ingegui,
De’ civili trionfi odo la voce,
E fra tripudj de’ satolli cori
Ampio, solenne de la Pace il canto.

     Intrecciate alle chiome allori e rose:
Giorno di nozze e di vittoria è questo!


O re del foco intellettivo, alfine
La luce tua penetra in me; rinasce
L’animo estasíato entro al tuo lume,
E con te si confonde, e la ragione
Di sè stesso e del Tutto alfin comprende.
Luce di Libertà, che ti comparti
Placidamente, in egual modo, a tutti,
Luce di Verità che innovi il mondo,
Pregio e scopo da te la vita àcquista.

     Intrecciate alle chiome allori e rose:
Giorno di nozze e di vittoria è questo!
Chi di morte parlò? L’erta sublime
Io, come te fulgido e puro ascendo,
Come te, Sole padre! Orto ed occaso
L’esser mio non conosce (il sai tu forse?);
Ma so che intorno a me pullula e ferve
La vita; so che palpita ogni core
Come al tuo raggio al sagrificio mio;
So che al foco d’Amor l’universale
Anima si ritempra, e la marea
Dell’umano destin perpetuamente
All’influsso di lui sorge o s’avvalla.



FINE.