Poesie (Campanella, 1915)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/32. Della nobiltà e suo' segni veri e e falsi

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32. Della nobiltà e suo' segni veri e e falsi

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32. Della nobiltà e suo' segni veri e e falsi
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Della nobiltá e suo’ segni veri e falsi

SONETTO

In noi dal senno e dal valor riceve
esser la nobiltade; e frutta e cresce
col ben oprare; e questo sol riesce
di lei testimon ver, com’esser deve.

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Ma la ricchezza è assai fallace e lieve,
se a luce da virtú propria non esce.
Il sangue è tal, che a dirlo me n’incresce:
ignorante, falsario, inerte e greve.
Gli onor, che dar dovrebbon piú contezza,
con le fortune tu, Europa, misuri,
con gran tuo danno, che ’l nemico apprezza.
Giudicar l’arbor da’ frutti maturi,
non d’ombre, frondi e radici, se’ avvezza:
poi, perché tanta importanza trascuri?

La nobiltá dal senno e dal valore nasce, e con l’operare bene si nutrisce; e che l’operazione buona è suo testimonio vero, e non la ricchezza, né l’onore, ma peggiore il sangue. Poscia dice che l’onor doverebbe esser piú certo testimonio della nobiltá; ma questo si dá oggi a chi è piú ricco in Europa. E che il Turco, nostro nemico, meglio di noi mira solo alla virtú e non al sangue, poiché nobilita gli schiavi; e qui nota quel ch’in Politica pruova l’autore, che, se ’l Turco conoscesse la virtú vera, solo per questo buon uso sarebbe padron del mondo.