Poesie (Campanella, 1938)/Scelta di alcune poesie di Settimontano Squilla/80. Canzone del pentimento desideroso di confession nel Caucaso

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80. Canzone del pentimento desideroso di confession nel Caucaso

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80. Canzone del pentimento desideroso di confession nel Caucaso
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80

Canzone a Berillo di pentimento
desideroso di confessione ecc.
fatta nel Caucaso

madrigale 1

Signor, troppo peccai, troppo, il conosco;
Signor, piú non m’ammiro
del mio atroce martìro.
Né le mie abbominevoli preghiere
di medicina, ma di mortal tosco
fûr degne. Ahi, stolto e losco!
Dissi: — Giudica, Dio, — non — Miserere. —
Ma l’alta tua benigna sofferenza,
per cui piú volte non mi fulminasti,
mi dá qualche credenza
che perdonanza alfin mi riserbasti.

Parla a Dio e riconosce quelli peccati, che gli parean atti meritorii.

madrigale 2

Quattordici anni invan patisco (ahi lasso!),
sempre errore accrescendo
a me stesso, ed agli altri persuadendo
ch’io per difender veritá e giustizia
da Dio, c’ho sconosciuto, sia qua basso,
qual Cristo, eletto sasso
a franger l’ignoranza e la malizia.
Or ti vorrei pregar che, per discolpa
di tanti errori, accetti tante pene;
se non è nuova colpa
chieder ch’agli empi guai segua alcun bene.

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madrigale 3

Io merito in niente esser disfatto,
Signor mio, quando penso
l’opere prave mie e ’l perverso senso.
Poi, mirando ch’io son pur tua fattura,
che tocca riconciarla a chi l’ha fatto,
ch’io bramo esser rifatto
nel tuo cospetto nuova creatura,
questa sola ragion sola mi resta.
Onde sol fine al mio lungo tormento
chieggio, non quella festa,
né del prodigo figlio il gran contento.

madrigale 4

Io mi credevo Dio tener in mano,
non seguitando Dio,
ma l’argute ragion del senno mio,
che a me ed a tanti ministrâr la morte.
Benché sagace e pio, l’ingegno umano
divien cieco e profano,
se pensa migliorar la comun sorte,
pria che mostrarti a’ sensi suoi Dio vero,
e mandarlo ed armarlo non ti degni,
come tuo messaggiero,
di miracolo e prove e contrassegni.

Niuno deve predicare novitá o cose donde pensa che s’abbia a migliorare la Repubblica, se da Dio visibilmente non è mandato, e come Moise, armato di miracoli e contrassegni, ecc.

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madrigale 5

Altri il demonio, altri l’astuzia propia
spinse a far cose nuove,
permettente Colui che ’l tutto muove,
per ragion parte chiare e parte oscure.
Laonde chi di senso ha maggior copia,
spesso sente piú inopia,
empiendosi di false conghietture,
che i divi ambasciator sien anche tali;
e la bontá di Dio, che condescende
e si mostra a’ mortali,
disconosce, discrede e non intende.

Come quelli che predicarono novitá, non tutti furon da Dio mandati, ma dal demonio, come Maometto e Minos; altri dalla prudenza, come Pitagora, ecc.; onde molti pensano che anche Moise e gli profeti sieno cosí venuti, e s’ingannano.

madrigale 6

Osserva, uomo, osserva quella legge,
nella qual nato sei:
prencipe e sacerdoti sìenti dèi,
e i lor precetti divini, quantunque
paiano ingiusti a te ed a tutto il gregge;
se Dio, per cui si regge,
diluvi, incendi e ferro usa, quandunque
par giusto, e cosí que’ ministri d’ira.
Dove Dio tace e vuole, taci e vogli;
con voti al porto aspira,
schifando via, non offendendo, i scogli.

Che l’uomo deve comportare i tiranni, mentre da Dio sono permessi, il quale usa questi flagelli e fuoco e peste e guerra; e dove non ti dice altro, sta chieto, prega, ecc., e non ti mettere ad aiutare con novitá, ecc.

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madrigale 7

Chi schernisce i decreti, ovvero ammenda,
o col peccato scherza,
o di quel gode, o per la prima sferza
da errar non fugge piú che dal colúbro,
o l’occulta giustizia non gli è orrenda;
costui misero intenda
ch’è preso all’ami; e que’ ch’al lido Rubro
ostinati perîr, giungi al mio esempio 1.
Quanto ha il peccato in sé bruttezza e puzza
pria non conosce l’empio,
che, qual Antioco, inverminisce e puzza 2.

1. Grande avvertimento e chiaro.

2. Mira quando uno empio arriva a conoscer il peccato.

madrigale 8

Ma tu quei miri, che peccano impune,
lieti e tranquilli sempre;
ma non penetri le segrete tempre
dell’uomo interior, e però sparli;
ché forse è di quel mal, che pensi, immune;
o pene ha piú importune,
sdegno, sospetto, zelo, interni tarli;
né guardi il fin, né le divine ire,
quanto piú tarde, tanto piú gagliarde.
O ciò ne forza a dire:
— Necessario è l’inferno, che sempre arde. —

Nota che non segue, perché non si vede la pena de’ malvagi, che però ella non ci sia, sendo o occulta o futura; o e’ non sono’ tristi come a te pare. O vero questo è, perché conosciamo che ci resta la giustizia dell’altro secolo, e crediamo l’inferno, ecc. [p. 161 modifica]

madrigale 9

Tardi, Padre, ritorno al tuo consiglio,
tardi il medico invoco;
tanto aggravato, il morbo non dá loco.
Quanto piú alzar vo’ gli occhi al tuo splendore,
piú mi sento abbagliar, gravarmi il ciglio.
Poi con fiero periglio
dal lago inferior tento uscir fuore
con quelle forze, che non ho, meschino;
meschino me, per me stesso perduto:
ché l’aiuto divino,
che sol salvarmi può, bramo e rifiuto.

Mira come la risoluzione di viver bene, impedita da’ mali abiti, come cerca con la prudenza umana uscir da quel male, donde non può umanamente.

madrigale 10

Desio di desiar tue grazie tengo:
certa, evidente vita,
quando voglia possente a te m’invita,
e quando è fiacca, avaccio sento il danno;
su l’ale del voler non mi sostengo
rotte e bagnate. Vengo
a que’ favor, che si pregar mi fanno.
Deh! pregate per me voi, ch’io non posso:
voi, Piero e Paolo, luminar del cielo,
Radamante e Minosso
della celeste legge e del Vangelo.

Vedendo che ha il desiderio di desiderare, ma non del desiderato aiuto, e che quando si movea a Dio, subito sentia aiuto; e quando la voglia era lenta, sentia il danno, si risolve di dimandare aiuto, ecc.

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madrigale 11

Merti non ho per quelli gran peccata,
che contra te ho commesso.
Madre di Cristo, e voi che state appresso,
spirti beati, abitator del lume,
che ’l mondo adempie e sol la terra ingrata
ancor non ha purgata;
prego contra ragion, contra il costume,
ch’al vostro capital fiero inimico
impetrate da lui qualche perdono,
ch’a’ peccator fu amico;
poiché tra gli empi il maggior empio io sono.

madrigale 12

Ah come mi sta sempre innanzi agli occhi!
come mi fere e punge!
come l’alma del corpo mi disgiunge,
e la fiducia dall’alma mi svelle
il gran fallo mio, gli atti miei sciocchi!
Tu, chi mi senti e tocchi,
aria, tu, vivo ciel, voi, sacre stelle;,
e voi, spirti volanti dentro a loro,
ch’or m’ascoltate, ed io non veggio voi,
mirate al mio martoro;
di voi sicuri, pregate per noi.

madrigale 13

Canzon grave e dolente
delle mie iniquitati,
corri a Berillo vivo, da Dio eletto

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a purgar l’alme da’ brutti peccati.
Di’ che la mia si pente;
ch’e’ faccia il sacro effetto,
invocando per me l’Omnipotente.

Berillo è don Brigo di Pavia, di santitá e caritá ed amicizia singolare con esso lui.