Poesie (De Amicis)/A una furia

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La pioggia - Alla pioggia Ricordi della campagna
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A UNA FURIA.


Vedova bella dai fugaci amori,
Che fai dunque al tuo bimbo macilento
Ch’è così trito e stento
E ha tutto il corpo pien di lividori?

5Che fai, bella donnina, al triste figlio,
Che appena osa alitar quando t’è al fianco.
E si fa muto e bianco
E trema tutto al mover del tuo ciglio?

Che gli fai che ogni giorno empie la via
10Di desolati gemiti e di pianti
E d’urli strazïanti
Che sembra un mutilato in agonia?

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Ah non v’è più chi ’l tuo segreto ignori,
O vedovetta dai grand’occhi belli!
15Si sa che lo flagelli
Perchè è d’inciampo ai tuoi fugaci amori.

Tu la detesti quella faccia smorta
E il guardo di quell’occhio indagatore,
Che par che scruti in core
20Ogni amante che bussa a la tua porta!

E poi che nacque gracile e patito
Tu l’opra vuoi compir della natura,
E amar franca e sicura
Mandando il figlio dove andò il marito.

25E a forza di tormenti e di digiuni,
Morso, frustato, schiaffeggiato e pesto,
Pensi ch’ei morrà presto....
No, vedovella dagli occhietti bruni!

Vane son le percosse e vane l’ire,
30Vano il lungo dolor: tutta egli dura
L’orribile tortura,
Fermo e cocciuto a non voler morire.

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E non morrà! Nell’implacata stretta
Ei crescerà della tua mano atroce,
35Saldo, forte, feroce,
Crescerà per compir la sua vendetta.

Oh dovunque tu sia, che ti raggiunga
La vendetta del figlio in cui t’indrachi,
E il pianto non la plachi,
40E sia tremenda e sanguinosa e lunga.

Quando tu, in odio a’ drudi tuoi, canuta
Larva, del figlio cercherai l’affetto
E vorrai sul suo petto
La tua fronte chinar di prostituta,

45Ch’ei respinga da sè l’orride braccia
Da cui ebbe i flagelli e non gli amplessi,
E mostri i segni impressi
Dai tuoi denti di cagna alla sua faccia;

E al tuo bugiardo pentimento irrida,
50E ti rinfacci i tuoi vigliacchi amanti,
E l’anima ti schianti
Chiamandoti aguzzina e infanticida;

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E ti condanni, lacera e sparuta,
A errar fra genti al par di te inumane,
55Limosinando il pane
Che a lui l’empia tua mano oggi rifiuta;

E ti lasci morir sopra uno strame,
E rovesci il becchin nel cataletto
Con un calcio nel petto
60La tua carcassa di baldracca infame.