Poesie (Eminescu)/XI. La speranza
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XI.
LA SPERANZA.
Come dolcemente carezza, come leggiera conforta
la speranza il cuor dei mortali!
Tristezza, dolore e lagrime, amore,
trovano asilo sul seno suo pietoso
5e si dissolvono come per l’aquilone le nubi.
Come il pellegrino errante tra i monti
per l’ombra del bosco fitto
al debole lume che vede risplendere
corre come spinto dal vento
10ed esce dalla notte del bosco;
così la speranza, col luccichio lieve
del debole suo lume morente,
anima ancora una volta il piede tremante,
che dimentica la soma, dimentica l’uragano
15e dovunque lo vede si slancia.
A chi in prigione piange amaramente
e maledice al cielo e alla sorte,
mette un limite al nero dolore,
facendogli apparire in nera veste lunga
20la paranimfa del mondo - la morte.
Ed alla madre, che stringe il bambinello al seno,
piena lo sguardo di lagrime
nel veder come i genii della morte si curvano
sulla fronte infantile con tormenti e spasimi,
25la speranza allevia il dolore.
Poi che il sorriso di lei pieno di grazia
vede, e dimentica il pericolo grave;
più dolce allora si piega sul seno di giglio,
e gli ombreggia il viso colle chiome d’ebano,
30più forte stringendolo al petto.
Così i marinari che percorrono il mare
sballottati dai flutti, dalle tempeste,
dall’uragano gelido e ululante,
sperando, dimenticano il vento
35e aspettano un tempo migliore.
Così, morendo, i virtuosi non disperano,
chè la speranza rasserena loro la fronte,
speranza dolce di ricompensa in cielo,
che fa lor dimenticare della morte lo strazio
40e chiude in pace le pàlpebre.
Come dolcemente carezza, come leggiera conforta
la speranza il cuor dei mortali!
Tristezza, dolore e lagrime, amore,
trovano asilo sul seno suo pietoso
45e si dissolvono come per l’aquilone le nubi!