Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/LXI

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LXI

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LX LXII

 
Quel prezïoso sangue e corpo degno,
che, per noi redimir, sofferse e sparse,
reparò sì che l’altre erano iscarse
vie da salvarci e rotto ogni disegno.

Questi è colui che ne lasciò per pegno
precetti, essempli e confermando apparse
la fede a’ suoi discepoli e poi isparse,
per render merto a chi non fusse indegno.

Dunche chi fia sì scelerato e istolto
che torca gli occhi a sua propria salute
e non ricerchi l’ultimo contento?

L’ore sanza essercizio son perdute,
ché ’l mondo è cieco, e chi v’è drento involto;
e decliniàn com’ombra in un momento.