Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/LXXIII

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LXXIII. Sonetto mandato a Giovanni Davico a dì settembre 1448 per Francesco Alberti

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LXXIII. Sonetto mandato a Giovanni Davico a dì settembre 1448 per Francesco Alberti
LXXII LXXIV

 
Gianni, se fede e sicurtà ci mosse
a far di tue come di nostre cose,
del lucco al sì l’imolese dispose
di Sandro, e terminò che d’altri fosse.

Così gli vegna il cimurro e la tosse
come e’ lo smaltirà su le gioiose;
el grigion tuo ha lasciato l’ombrose
diversità pel saltar delle fosse.

Rendine grazie al tuo compar Buricchi,
che l’ha ridotto d’ogni vizio al netto,
e se tel chiede più fa’ che non nicchi.

Noi qua godiamo e stiam sanza sospetto
sol perché male alcun non ci si apicchi,
e come in selva a mezzo dì nel letto.

E fermo abbiam concetto
vedervi presto e con somma allegrezza,
e vedrai se ’l ronzin ruzza in cavezza.