Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/XII

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XII

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XI XIII

 
Niun sia che del mio mal si maravigli,
poi ch’i’ ’l consento e a madonna e’ piace,
ma s’io vo’ quel che lei, l’error chi ’l face?
Colui che ’l sa ne giudichi e consigli.

Misero me! a che convien s’appigli
mia vana ispeme, debile e fallace?
Né rincrescer mi può chi ’l vede e tace,
né sento in altri mal ch’al mio somigli.

Tempo ben fora a rafrenar, suo corso,
ché la stanca virtute ognor vien meno,
né di lui, né di lei molto mi fido.

Ma s’ancora a piatà s’allarga il freno,
tengo ch’assai per tempo fia il soccorso;
se non, presto udirai l’ultimo strido.