Poesie (Francesco d'Altobianco Alberti)/XLI

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XLI

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XL XLII

 
Io non so qual giudizio o ragion voglia
d’avermi a separar dal tuo bel volto
senza mia colpa, e ’n tutto aver rivolto
ogni allegrezza in angosciosa doglia.

Se leggerezza o invidia me ne ispoglia,
come par che ’l dì d’oggi e’ s’usi molto,
già non sarà, perché qui m’abbia colto,
ch’io non sia quel medesimo ch’io soglia;

e sarò sempre insino a l’ultima ora
e di là poi, se nulla si ricorda;
ch’ognun sia testimon della mia fede.

Così m’ha giunto Amore e quella sorda,
che del mio mal si pasce, e per ancora
a voler quel ch’è suo non si ravvede.