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Poesie (Ragazzoni)/Parte prima/Ad una vecchia bottiglia defunta molti anni fa

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Parte prima - Ad una vecchia bottiglia defunta molti anni fa

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Parte prima - Ad una vecchia bottiglia defunta molti anni fa
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Sorgi, spirito! Prorompi.
Sprizza, rompi
finalmente il tuo letargo,
uno scricchiolìo, uno strappo:
5scatta il tappo,
largo, largo, largo, largo.

Ben venuto! Quante fole,
quanto sole
pel mio calice ripieno.
10Par che dentro vi si svolga
(e si sciolga)
tutto un gaio arcobaleno.

Ben venuto! Che mi rechi
da’ tuoi spechi?
15Quanti giorni, quante notti
meditasti le tue ciance
nelle pance
venerande delle botti?

Quali nuovi, quali strambi
20ditirambi
mi prometti? Qual passato
mi ritorni? Vecchio amico,
quale antico
mi ridai mondo fatato?

25Tu mi tenti, e poi ch’io scordi
teco i sordi
mulinar delle calende;
vieni, e in gola mi s’affonda
come un’onda
30che fa gorgo, e non offende.

Il calor de le mie vene
ti conviene
più che il gel delle cantine.
Giù! E scatenami nel grembo
35tutto un nembo
di canzoni peregrine.

Vecchio amico! Che m’importa
se alla porta
l’incostante primo vento
40dell’autunno, sferza e spoglia
foglia a foglia
il vitigno sonnolento?

Che m’importa se la bruma
mi consuma
45qualche po’ di paësaggio?
Tu m’affascini, sì ch’io,
teco oblio
il novembre per il maggio.

Già il cervel mi si raddoppia
50e mi scoppia
come un’Etna od uno Stromboli
in faville; già i pensieri
più severi,
mi fan pazzi capitomboli.

55E un gran palpito d’amore
m’arde il cuore
come il fuoco una boscaglia.
Per i mari e per la terra,
chi t’afferra
60sommo spirto, e chi t’agguaglia?

Ci son spiriti potenti
che sui venti
guidan aquile e procelle;
che alimentan fuochi strani
65nei vulcani,
e che accendono le stelle.

Ci son genî malïardi
che agli sguardi
danno un raggio ed un inganno,
70ed un abito da sposa
alla rosa
che fiorisce un giorno all’anno.

Ci son spiriti sui monti,
nelle fonti,
75tra le brace del camino,
sotto i fior; ma niun assorbe
tutto l’orbe
come te, spirto del vino.

O nell’agape tu splenda,
80e tu scenda
come un liquido metallo
nel bicchiere, e con un guizzo
metta un pizzo
sovra gli orli del cristallo.

85O nel tino bolla, o esulti
negli inculti
ampi fiaschi del villano;
o tu tenga compagnia
per la via
90a chi va solo e lontano;

sempre, ovunque, io mi t’inchino
cittadino
d’ogni tempo e d’ogni clima;
primo ed unico rimedio
95d’ogni tedio,
primo soffio d’ogni rima.

Dopo un sorso, un altro! Esausto
cada Fausto
nella polve dei suoi studi;
100l’inquïeto e magro avaro
s’abbia caro
il suo rotolo di scudi;

sogni i folli sogni audaci
e fra i baci
105s’addormenti il libertino!
A me un calice! Ed il mondo
quanto è tondo,
s’aggomitoli in un tino.