Poesie (Ragazzoni)/Parte seconda/Laude dei pacifici lapponi
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Ben tappati dentro i poveri,
ma fidati lor ricoveri,
mentre, lento, sui tizzoni
cuoce il lor desinaruzzo,
5i pacifici lapponi
bevon l’olio di merluzzo.
Fuori il vento piglia a schiaffi
quattro o cinque abeti squallidi:
gli orsi bianchi sono pallidi
10pel gran freddo, e si dan graffi
l’un con l’altro per distrarsi...
Oh! bisogna ricordarsi
che ormai nevica da mesi;
fiumi e rivi presi al laccio
15dell’inverno, son di ghiaccio
(e che ghiaccio! perché il ghiaccio
è assai freddo in quei paesi).
Ma che importa lor? Ghiottoni
dallo stomaco di struzzo,
20i pacifici lapponi
bevon l’olio di merluzzo.
E son là, raccolti e stretti,
padre, madre, zii, bambini
(battezziamoli lappini,
25i lapponi pargoletti?)
e poi c’è la nonna, il nonno,
qualche amico dei vicini;
ciascun preso già dal sonno
perché ha l’epa troppo piena
30già di grasso di balena;
pure, a nuove imbandigioni
ogni dente torna aguzzo,
e i pacifici lapponi
bevon l’olio di merluzzo.
35Beätissimi! Fra poco,
tutti e quanti russeranno
in catasta attorno al fuoco.
Poi, doman, si leveranno,
mangeranno e riberranno
40il buon olio di cui sopra,
e così, per tutto l’anno
sempre... fin che moriranno.
Così svolgesi la loro
vita, piana e senza scosse,
45senza mai quell’ansia insana
che ci muta in pellirosse;
senza il fiel, senza la bile
necessari all’uom civile.
Ho da dirvelo? Una smania
50prepotente mi dilania,
ed invan da più stagioni
in me dentro la rintuzzo...
Vo’ in Lapponia, tra i lapponi,
a ber l’olio di merluzzo.