Poesie varie (Angelo Mazza)/Inni e odi/IX. Il talamo

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Angelo Mazza

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Inni e odi - VIII. La notte Inni e odi - X. A Teresa Bandettini
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IX

IL TALAMO.

     O casto e sacro talamo,
gioia dei cor suprema,
pace ti prenda in guardia,
gioconditá ti prema.

     5Giá l’avvenire apersero
cento felici augúri;
beate a te promisero
vicende i dí venturi.

     Se per tuo ben non tornino
10l’augurio i dii fallace,
se ognor ti scaldi e vigili
feconditade e pace,

     oh te beato! accogliere
dovrai nobil donzella,
15di quante belle ha Felsina
la piú leggiadra e bella.

     Ha colmo il sen tornatile,
che neve par non tócca:
ridente, a mille veneri
20nido divien sua bocca:

     ha tumidetti e roridi
i labbri e d’ostro pinti;
ha gli occhi, qual di Pallade,
in bel cilestro tinti:

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     25a lei serena e nitida
lustra la fronte, e ’l volto
è d’incarnato avorio,
il crine è d’oro e folto:

     dritto largheggia l’omero,
30morbido scorre il bianco
braccio, il bel cinto affilasi,
tondo rileva il fianco.

     Ecco che te giá premono
le membra graziose,
35e al tuo bel molle affidano
tesor di latte e rose.

     Oh te beato! intendere
cosí potessi amore!
qual non ti cerca, o talamo,
40inusitato ardore?

     Anche l’erbette ardeano
sotto il gradito peso,
quando nel seno a Venere
Adon giacea disteso;

     45o, s’ella a nuoto il facile
corpo traea, di sotto
lambía le mamme e ’l florido
grembo, gemendo, il fiotto.

     Quante facelle ingemmano
50notturno cielo e quante
liba dolcezze a Cefalo
la rugiadosa amante,

     tanti a te fidi aleggino
sorrisi lusinghieri,
55e puri giochi ingenui
e candidi piaceri;

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     e, mentre l’una scorrono
e l’altra amata sponda,
le piume a lor di nettare
60tinga la dea feconda.

     Il biondo dio tedifero
novo vigor t’inspiri;
al lume suo rinascano
i giovani desiri;

     65quei cui ragion pur modera,
e al maritale affetto
sin dal dover che sazia
fan sorgere il diletto.

     Ma in te disperi indebita
70fiamma usurpar mercede,
che il bianco vel contamina
a la giurata fede;

     né mai ti gravi, immemore
del genial costume,
75amore, usato a pascere
su le straniere piume.

     Rinverda ognor piú vivida,
che pace tal la serba,
d’amor la rosa, a cogliere
80soavemente acerba.

     Sol tolga il ciel che nebbia
di gelosia la tocchi,
che i torti ognor multiplica,
affascinando gli occhi.

     85Per sempre a te la candida
pace darebbe il tergo;
saresti, o sacro talamo,
di nere cure albergo.