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Priapea/CLXXVIII

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CLXXVIII

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CLXXVIII.


Ho tanta invidia a i cani, ch’io ne moro
     Per quel buon tempo ch’hanno nel chiavare,
     Poich’ad ognor si possono affrontare,
     4E far delle faccende in chiesa e in coro.
E a noi bisogna farne concistoro
     Se una fiata ci vogliam sbracare,
     E in mille maniere ruffianare,
     8Ed oltre il sangue, spender un tesoro.
Cosa da farne disperazione
     Veder gl’altri incazziti, e noi rizzati
     11D’invidia grattarci il pettignone.
E però perdoniamo a preti e a frati,
     Perch’hanno i poveretti gran ragione
     14Di fotter sempre come disperati.