Rapisardi e Carducci - Polemica/IV
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IV.
Dalle Letture di Famiglia — Firenze 8 Maggio.
DIMOSTRAZIONE A M. RAPISARDI
Mentre in Germania P. Heyse va traducendo le più belle tra le Ricordanze, e i più valenti critici italiani e stranieri non hanno che parole di grandissima lode per l’autore della stupenda1 traduzione del Lucrezio, alcuno rôso dall’invidia, atteggiandosi a critico, o meglio sotto la veste del critico, ha insultato Mario Rapisardi, come se gl’insulti potessero togliere alla comune ammirazione e la Palingenesi e le Ricordanze e il Catullo e il Lucifero e la Natura; e come se gl’insulti potessero far trovare qualche cosa da ridire nella vita intemerata del Rapisardi.
Gli studenti dell’Università di Catania che avrebbero rispettata qualunque critica, anche ingiusta ed acerba, alle opere del loro professore, fecero bene a protestare contro una critica di nuovo stampo, che trova i proprii argomenti nelle offese, e che, ci si dice, vorrebbe fare entrare le proprie opinioni nella mente degli avversarj, fin colla punta della spada! Invidia, invidia, invidia, a quali estremi tu conduci certi apostoli della civiltà!
Il Rapisardi, anche questa volta, risponderà ai suoi detrattori con un nuovo lavoro, il Giobbe. Egli vive ora intorno a questo poema il quale, siamo certi, farà onore all’autore e all’Italia.
Ecco come i giornali hanno raccontato la dimostrazione che fu fatta a Catania all’illustre poeta.
«Sabato i giovani della nostra Università, indignati per la condotta biasimevolissima di certi offensori del poeta del Lucifero e delle Ricordanze, acclamarono con entusiasmo indescrivibile l’illustre Mario Rapisardi.
Lo studente Maiorana rendendosi interprete dei sentimenti di tutti i giovani, prese la parola dicendo: Che le ingiurie volgari di alcuni pigmei non possono certo preoccupare l’animo dello illustre poeta; ma che i giovani sentono il dovere di protestare contro questi assalti virulenti; ed essi si chiamerebbero fortunati se potessero difendere con qualunque mezzo l’illustre Poeta.
Al che il Rapisardi ringraziando i giovani, rispose, ch’egli poco si cura dei suoi calunniatori, e che come alle invettive contro il Lucifero rispose con la traduzione del Lucrezio, risponderà col nuovo poema Giobbe agli attuali ignobili offensori.
La sua voce fu coperta da un solo unanime grido, che erompeva dal petto di più che duecento giovani: Viva Rapisardi! Abbasso i suoi calunniatori!
Terminata la lezione ricominciarono gli applausi, e il poeta fu accompagnato fino al Gabinetto di Lettura, ove separandosi raccomandò agli studenti moderazione, perchè disse: I miei nemici per farsi ragione hanno bisogno delle offese e delle ingiurie; a noi basta la calma e la verità.
I giovani a quelle parole non poterono fare a meno di gridare ancora una volta: viva Rapisardi! Abbasso i suoi calunniatori! pensando che con certa gente ci vuole ben altro che la moderazione.»
Note
- ↑ Così la giudicò l’illustre Trezza.