Renovatione della Chiesa/Ratti e intelligenze/1

Da Wikisource.
Ratti e intelligenze
Ratto di Suor Maria Maddalena sopra l'intendimento della gloria dell'anima della nostra dilettissima sorella Suor Maria Benedetta

../ ../2 IncludiIntestazione 01 ottobre 2009 75% Cristianesimo

Ratti e intelligenze
Ratto di Suor Maria Maddalena sopra l'intendimento della gloria dell'anima della nostra dilettissima sorella Suor Maria Benedetta
Ratti e intelligenze Ratti e intelligenze - 2

Ratto di Suor Maria Maddalena sopra l’intendimento della gloria dell’anima della nostra dilettissima sorella Suor Maria Benedetta figliola di Messer Giovanni Vettori, qual passò della presente vita addì 29 d’ottobre 1598, in giovedì, a 4 hore di notte.1

Sendo dunque presente Suor Maria Maddalena insieme con tutte l’altre madre e sorelle quando il nostro reverendo Padre dava la raccomandazione dell’anima alla sopradetta nostra Sorella,

se gli rappresentò gran moltitudine di Angeli alli occhi della mente, che stavano quivi presenti aspettando con gran giubilo che quella benedetta anima spirassi per presentarla alla Santissima Trinità.

E vedeva quell’anima esser a guisa di una colomba col capo dorato qual, subito che fu spirata, fu da essi Angeli presa e presentata alla Santissima Trinità.

Stando poi la notte a guardare quel corpo, sendo già stata morta 3 hore, io gli domandai dove credeva che fussi quella benedetta anima. Mi rispose che non credeva che fussi né in purgatorio né in paradiso, ma ritenuta, in quel modo che piaceva a Dio, priva per ancora della vision sua.

Passato poi altre dua hore, e salmeggiando insieme il Salterio, in luogo di dire Requiem eternam ecc., cominciamo a dire Gloria Patri, ecc., senza accorgercene.

All’hora Suor Maria Maddalena mi disse:

Non è senza misterio che diciamo la Gloria in luogo di Requiem, ecc., perché io non penso sia più di bisogno domandar requie per questa felice anima, ma tengo che a pieno essa goda e fruisca la beatifìca visione di Dio, e credo che ci possiamo raccomandare a lei (furno 5 hore).

Il sabato mattina [30 ottobre] mentre si dicevano le Messe per questa nostra sorella, Suor Maria Maddalena rimase in choro rapita in spirito

e vedde l’anima sua nella celeste gloria, superiora a una gran moltitudine di vergine, starsene avanti al trono della Santissima Trinità con un manto dorato per l’ardente charità che essa aveva.

E ogni dito delle sua mane haveva più che il suo anello; e la corona sua sopravanzava in pretiosità quella di un’ altra delle nostre sorelle già morta parecchi anni sono. E fu una religiosa di gran perfezione e vita esemplare, e patì assai e in vari modi per amor di Dio nella santa religione.

Ma intese Suor Maria Maddalena esser più pretiosa la corona di Suor Maria Benedetta che quella di questa, perché questa sorella se pativa lo conosceva, ma Suor Maria Benedetta pativa e, non di meno, tanto era il desiderio di patire che non gli pareva di patire.

Gioiva Suor Maria Maddalena in vedere i godimenti e i diletti che l’eterno Verbo, per noi fatto huomo, comunicava a questa sua nuova sposa.

E in particulare vedeva uscire della bocca di lesu un suavissimo liquore il quale entrava nella bocca di Suor Maria Benedetta e riempieva l’anima sua di indicibil dolcezza.

E questo intese essergli comunicato dal Verbo perché in terra essa haveva, a inmitazione di esso Verbo humanato, parlato sempre del prossimo suo e con esso prossimo con gran dolcezza, suavità e compassione; e però in cielo partecipava una particular dolcezza dalla suavissima bocca dell’humanato Verbo, sendo stata sua inmitatora in terra.

Doppo alquanto spatio che fu stata Suor Maria Maddalena in questo ratto senza parlare, ammirata in contemplare la gloria di questa benedetta anima, gli cominciò poi a parlare dicendo:

Felice voi, che sapesti portare il tesoro nascosto. O gran cosa esser singulare fra le singulare, e esser tenuta comune!-

Poco harebbe havuto il Verbo che rimunerare se havessi havuto a risguardar solo l’opere, perché breve è stato il tempo da potere operare. Ma, o Bontà divina, che rimuneri ogni pensiero, desiderio e volere, quello che essa non desiderò in terra restò per quella gran conformità di volontà che haveva col tuo divin volere, Iddio mio.

Tutto il resto desiderò [...]

Grande fu il vostro operare, e continuo, e da pochi messo in pratica perché furno opere interne. O grandezza dell’opere interne, sì poco penetrata. È di maggior valore un’ opera interna, che mille anni d’esercitii esterni. Non è dubbio che val più una piccola pietra pretiosa che un pezzo d’oro, ma se quello apparisce più, che rimedio ci è?-

O columbina mia del capo dorato, quando eri in terra quaggiù da noi se andavi, se mangiavi, se operavi, sempre eri unita con Dio.

Non mi maraviglio dunque, Iddio mio, che sì presto l’habbi chiamata a te, perché non era giusto che una creatura la qual corrispondeva tanto all’union tua, la tenessi più in questa carcere.

Ma dhe, dimmi Jesu mio, se tanto ti era diletta questa anima, e hor veggo ne prendi sì gran compiacimento, perché la tenesti quell’hore priva della vision tua?

Sì, intendo; perché era un poco troppo ansia quando si accorgeva che il suo prossimo fussi per cagion sua disgustato, e se ne prendeva troppa afflizione, e in quello stante cessava l’union tua.

Tutto il resto del tempo era unita teco.-

Quelli che a noi sono occasione di offender te, a lei furno scala da condursi a te, perché né lor malitia, né lor odio gli potette nuocere .

(Voleva dire de Demoni, che con questa benedetta anima non ebbon vittoria alcuna, né per mezzo delle loro tentazione internamente, né ancora per certa vessazione che per permissione di Dio davono esternamente al corpo suo, però che essa mediante l’humiltà sua grande, e perfetta obedientia, superava il tutto senza nocimento alcuno anzi ogni cosa gli cooperava in bene).

Stata alquanto, di nuovo parlò dicendo:

Beato il ventre che vi portò, e felice religione carmelitana che vi ha ritenuto in sé alquanto tempo.

Hora in patria non andate col capo basso come quando eri quaggiù da noi, ma ve ne andate baldanzosa sollazzando per tutti e Chori celesti.

Io ringratio il mio Dio che mi ha concesso grazia di esservi stata alquanto in aiuto a conseguir la gloria che sì abbondantemente godete.

Pregatelo che mi dia occhi per l’altre, come mi ha dato per voi; pregatelo ancora mi conceda quella fiducia che voi tanto mi persuadevi..

Voi non havete più bisogno di amare gli ordini della religione: impetrate tal grazia alle mia colombine (voleva dire alle novitie), e a tutte intercedete che si tenghiamo l’una l’altra come voi tenevi tutte .

Dette queste parole stette alquanto e poi si risentì dal ratto, il qual durò circa hore dua.


Note

  1. in: Vita di suor Maria Benedetta Vettori. Arch. Mon. Careggi. Serie IV, Palchetto II, 16 Questo testo, scritto della stessa mano, inizia con una lettera non datata a Francesco Benvenuti e firmata da quattro monache, tra cui Maria Maddalena de’ Pazzi, allora Maestra delle novizie, ma che fu sua Maestra in Giovanato dal 6 ottobre 1595 fino al 2 ottobre 1598. Suor Maria Benedetta Vettori professò il 13 agosto 1589 e morì con 28 anni.

Intelligenze che ebbe la nostra S. Madre attenenti alla Madre Suor Maria Grazia Pazzi, sua nipote, cavate dalla Vita di detta Madre Suor Maria Grazia.