Ricordanze della mia vita/Parte seconda/V. Al pittore Floriano Pietrocola

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V. Al pittore Floriano Pietrocola

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V

Al pittore Floriano Pietrocola.

Vi ringrazio, o gentile artista, del ritratto di mia moglie fatto da voi: e se io fossi da tanto loderei l’arte squisita e mirabile con cui l'avete condotto. Forse molti vi avranno detto, ed avrete detto voi stesso, che non somiglia perfettamente a cotesta sventurata, a cui lunghi e continui dolori hanno lasciato lividi solchi sul volto: ma io vi dico diversamente. Io so che le arti belle, massime la vostra nobilissima, spesso sono divinatrici, riguardano nel cielo piú che sulla terra, e dal cielo traggono quelle forme che invano si cercherebbero fra gli uomini. Voi quasi divinando avete dipinta la cara compagna della mia vita, come io la vidi fiorente giovinetta: onde questa immagine mi ha destata nell'anima una dolcezza inesplicabile di carissima ricordanza. Voi non sapete che dono mi avete fatto. Il presente per me è tristissimo, ed io vivo solo di ricordanze: e però ritrarre la mia buona Gigia quale è sarebbe stato offerirmi il dolore presente: ritrarla come avete fatto voi è un ricondurmi ai lieti tempi trascorsi, e confortarmi con soavi speranze. O benedette le arti consolatrici della umanità sofferente, e che vengono a rallegrare anche un sepolto in un ergastolo: e benedetto voi, o gentile, che con l'arte vostra avete data tanta consolazione ad uno che soffre!

Torno adunque a ringraziarvi con tutto il cuore. Vi son grato per questo dono, vi amo perché siete artista, vi rispetto perchè non temete di accostarvi alla sventura.

24 marzo 1851, ergastolo di Santo Stefano.

Luigi Settembrini.