Ricordi delle Alpi/Parte Seconda/I
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Parte Seconda | Parte Seconda - II | ► |
I.
In cammino.
È un bel sereno di cielo tinto appena di qualche nube rossiccia, che mitiga in parte il già temprato raggio d’un sole di settembre; e la campagna ci manda in viso gli effluvi delle erbe e de’ fiori, che, se non hanno la voluttuosa eccitazione della primavera, non ne perdono punto il grato conforto.
Varie contadinelle, procedendo a due a due, alternano canti a coro; altri canti giovenili s’inalzano a piè della montagna, l’eco armoniosa de’ quali si ripercuote sonora lungo la valle. Sono le solite canzoni dei contadini, che coloriscono i loro sogni di amore, di pace, di domestica felicità. Guardate un po’ que’ visi gai e rubizzi; chi lo direbbe ch’e’ menano vita sì dura e stenta? Un po’ di pan mescolo, polenta ed acqua, e traggono innanzi: quanti che vivono in sale dorate sospirano invano la giocondità e la quiete di questi cuori campagnuoli? Ma vi sono doni, che non compransi a quattrini, come cotesti.
Avevamo approfittato del bel tempo per fare, mia sorella ed io, una gitarella alla umile terricciuola di Cajolo; è così vicina a Sondrio! si può dire quattro passi, al di là della Sassella, con una strada ch’è peccato non percorrere a piedi.
Sul ponte dell’Adda abbiamo dato un’occhiata all’intorno. Magnifico cotesto bacino dinanzi: laggiù è Morbegno, paese de’ più notevoli di Valtellina; a destra Castione, favorevolmente sito a mezzodl; a sinistra il paesucolo di Fusine, quasi coperto dalla montagna, squallido e, in ispecie d’inverno, mesto come un De profundis.
Vedi mo che variegata pompa di campi, a prato, a côlto, a vigna! Che delizia osservare spessi e grossi grappoli pendere da’ pergolati, dove in mille foggie avvinghiandosi i tralci spiegano ricchi pampini e moltiformi viticci: strano! la via pare ammainata di festoni. Osserviamo ancora.
Qua e là son belle, superbe pesche, cotogne e spiccagnole, dalla buccia tomentosa fra ’l giallo e ’l rosso, elle paiono attendere qualche mano gentile, che se le spicchi. I fichi già mostrano il lor nericcio colore, o verde giallo maturo, taluni screpolati nella grossa e morvida buccia; nè il pruno, il mandorlo, l’albicocco e altri alberi fruttiferi mancano di rammentarti la spontaneità del terreno e i modi della coltivazione accurata. Anche il noce, il tradizionale e sinistro noce, stende le rama carche di frutti, i cui aperti malli rammentano al contadino ch’è omai giunto il tempo del bacchiare.
Eccoci nei paesello: allarghiamo un poco il cuore; ci conviene posare un pochino all’osteria di ser Mostacchetti, che — per norma di chi legge — è lo stesso sindaco della terra: invero una tal quale pretensione la c’è, sia che badisi agli adunati sullo spiazzato, sia che ascoltinsi i cicalamenti delle sale a pian terreno e superiori. Anche i più umili paesi hanno le lor pretensioni: chi potrebbe dirsene spoglio?