De la mia donna vo’ cantar con voi,
madonne da Vinegia,
però ch’ella vi fregia
d’ogn’adorna bellezza che vo’ avete.
5La prima volta ched i’ la guardai,
volsemi gli occhi suoi
sì pien’ d’amor, che mi preser nel core
l’anima isbigottita, sì che mai
non ragionò d’altrui, 10come legger si può nel meo colore.
O lasso, quanto è suto il meo dolore
poscia, pien di sospiri
per li dolci disiri
che nel volger degli occhi vo’ tenete!
15Di costei si può dir ben che sia lume
d’amor, tanto risplende
la sua bellezza adentro d’ogni parte:
ché la Danubia, ch’è così gran fiume,
e ’l monte che si fende 20passai, e in me non èi tanta p[ur] arte,
ch’i’ mi potesse difender che Marte
cogli altri sei del cielo
sotto ’l costëi velo
non mi tornasser, come voi vedete.
25Deh, increscavi di me, donne, per Dio,
ch’i’ non so che mi fare,
si son or combattuto feramente:
ch’Amor, la sua mercé, mi dice ch’io
non le tema mostrare 30quella ferita dond’ i’ vo dolente.
I’ l’ho scontrata, e pur di porla mente
son venuto sì meno
e di sospir’ sì pieno,
ch’i’ caggio morto e voi non m’acorrete.