Vai al contenuto

Rime (Andreini)/Canzonetta morale II

Da Wikisource.
Canzonetta morale II

../Scherzo I ../Sonetto XXIII IncludiIntestazione 13 dicembre 2016 100% Sonetti

Scherzo I Sonetto XXIII

[p. 23 modifica]

Che la virtù fà il vero Principe.


Canz. Morale II.

 

F
Accia al gran Marte risonar le ’ncudi

Quei, che superbo hà di regnar desìo;
     Il giusto, e la ragion ponga in oblìo,
     E sotto duro acciar pugnando sudi.
Di vincer brami, e vinca e quanto frange
     Il Mar vermiglio, e ’l Tigre, e ’l Nilo inonda,
     Patolo, Hidaspe; à cui risplende l’onda
     D’oro, e di gemme, e quanto bagna il Gange.
Comandi à l’Indo, à l’Histro, à l’Arno, al Tago,
     A la Garona, al Tebro, à l’Hermo, al Reno,
     Al Danubio, à la Tana, à quanto il seno
     Tocca Adige, Pò, Varo, e ’l Gigeo lago.
Di scettro aggravi pur la destra altera,
     Ciò, che brama il desir la man possegga
     Chiamisi Rè, perche ’l diadema regga.
     Quei solo è Rè, ch’à se medesmo impera.

[p. 24 modifica]

Quanti braman d’haver quà giù grandezze,
     Quanti cercando van Mitre, e tesori,
     Quanti di Signorie braman gli honori,
     Nè san là dove sien ferme ricchezze.
Non argento, non or, non gemme, od ostro,
     Non gli alti tetti, non le travi aurate
     Fanno i Principi veri. ah più pregiate
     Convengon doti in questo basso chiostro.
Principe è quei, che generoso affetto
     Sempre ha nel cor; che sol lo sguardo porge
     Là vè stuol pellegrin d’ingegni scorge,
     Che sol d’alma virtù s’adorna il petto.
Principe è quei cui crudeltate, ò sdegno,
     O vana ambizion l’alma non punge,
     Che da i morsi del Volgo se n’ va lunge
     Non per timor, ma per sublime ingegno.
Tal è   Cinthio splendor del Vaticano,
     Che sotto i piè d’avverso Fato hor tiene;
     Onde non hà più d’oltraggiarlo spene
     L’empio, di cui rende ogni studio vano.
E ben dimostra il tuo canoro stile
     Chiabrera illustre, che d’ogn’altro il pregio
     Si lascia à dietro questo spirto egregio
     Solo a se stesso di bontà simile.
Suo valor, e tua Musa hor tanto accenda
     Ogni alma, che s’eterna al Mondo brama
     Per singolar virtù candida fama
     Sol da sì degno Heroe l’essempio prenda.