Rime (Andreini)/Sonetto C
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto C
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SONETTO C.
M
A (lasso) ch’io vinto dal duol vaneggio. A che prego, à che piango, perche i lumi,
Che fan de’ miei sì dolorosi fiumi
S’aprano? ohime, che la mia morte chieggio.
O mio stolto desir io ben m’avveggio,
Che non sai di quegli occhi anco i costumi;
Onde ’ncauto nel male il ben presumi.
Fora aperti vedergli il nostro peggio.
Se le fredd’ombre de la notte oscura
Non temprasser l’ardor, che ’n me disserra,
Quel guardo: arderia già mio fragil velo.
Così se ’l Verno con le nevi, e ’l gielo
Non temprasse (qual suol) l’estiva arsura
Inutil polve diverria la terra.